F. Sofia, “Une ville assez laide”: un libertino francese nella Salerno seicentesca
J. J. Bouchard sbarcò a Salerno la sera del 19 maggio del 1632, narrando il suo soggiorno, le sue impressioni, gli incontri, conclusi nella carcerazione e nel trasferimento a Napoli.
«Tra le sue molteplici esperienze, di ragazzaccio senza cattiveria, di tonsurato senza vocazione, di figlio e fratello senza amore, di amante senza lealtà, di libertino senza coraggio e, soprattutto, di cultore delle lettere senza successo, quelle che non giunse a rinnegare, quelle che sole, forse, non gli diedero sofferenza, furono le esperienze di viaggiatore e di giornalista grazie alle quali aveva trovato l’espressione più giusta, più alta, più perfetta della sua complicata personalità», così Emmanuel Kanceff.
È proprio imbattendoci in pagine come quelle della prigionia a Salerno (e a Napoli), quando il nostro abate francese viene scambiato per una spia, quando riesce, anche attraverso la paura, a comunicare e a discutere di lettres, che ritroviamo non un cenno fugace, ma una traccia visibile e solida, che è solo in parte fuga nella filosofia, di quel libertinismo, che è invece, sia pure con contraddizioni personali, ricerca personale del reale, della storia e delle forme sociali e quotidiane del vivere. Si riproduce qui il saggio pubblicato in “Annali Storici di Principato Citra”, a. I, t. 2, 2003, nel ricordo dell’Editore prof. dott. Amedeo La Greca, fraterno amico, prematuramente scomparso.
Une ville assez laide, un libertino francese nella Salerno seicentesca