Vagabondi e forestieri nella Salerno settecentesca
Il fenomeno dei vagabondi, dei caminanti, degli ex-militari, dei burocrati, di quanti sono venuti in città infanti e poi diventati apprendisti, mastri, servi, di coloro che chiedono lo stato libero, si inserisce nel più ampio quadro della presenza di forestieri a Salerno e dell’attrazione esercitata dalla Hippocratica Civitas su molte persone del Principato Citra e di altre province del Regno, che vengono per cercare lavoro, per sposarsi, per sbarcare il lunario alla men peggio, oppure, -all’inverso- per apprendere un mestiere e percorrere un cursus professionale, sia che si tratti di un lavoro artigianale, di un’attività negoziale, o intellettuale, (cioè liberale), o per addottorarsi nella Scuola Medica, o per vivere -ma sono pochi- nobilmente, more nobilium, consumando la rendita tratta dal feudo o dalla terra.
Salerno è una realtà demografica di medie dimensioni nel Regno (cfr. Aurelio Musi). Mi sembra che le si possa attribuire un ruolo di città-frontiera, ovvero di città-cerniera, tra le aree a nord, economicamente complesse ed articolate e le aree della provincia a sud, meno dinamiche e progredite, in un quadro nel quale lo sviluppo della società civile e politica appare, reciprocamente e non, ancòra disarticolato.